Dopo il terremoto del 62 d. C., nuovi proprietari la stavano trasformando in azienda agricola. Attualmente l'accesso avviene dai locali che si affacciano verso il mare, ma l'ingresso è dalla parte opposta ed era cosi vasto che vi potevano accedere anche i carri. Tutte le decorazioni al piano terra sono del secondo stile (tranne quelle del tablino che sono del III stile con deliziose miniature su fondo nero di tipo egittizzante). Una serie di queste consiste in meravigliose architetture dipinte: ancora grezze nella stanza vicino al piccolo atrio; raffinate nella stanza a sinistra del tablino; bellissime nella stanza, poco discosta, con doppia alcova (notare i portici con archi, il portale, le cornici con mensole e l’arco centrale con veduta di un tempio circolare). Infine nell'<<oecus>>, a sud dell'atrio, abbiamo altri stupendi colonnati con festoni ed un bellissimo portale. L'altra serie di decorazioni è costituita da insuperabili dipinti figurati che si snodano in due stanze contigue. Nella prima, sulle pareti, vediamo sette pannelli con figure isolate e bellissime. Nella seconda, la piu grande, ci attende uno spettacolo indimenticabile: volgendo lo sguardo tutt'intorno e con il massimo raccoglimento, assistiamo ad un rito dionisiaco, interpretato per noi da 29 attori su di una scena continua, solenne, silenziosa, carica di profondo mistero, in cui lentamente, figure, simboli ed oggetti, tutti essenzializzati sembrano assumere vita in una nuova dimensione fuori dalla realta sensoriale. II fregio, alto m 3 e lungo m 17, rappresenta l'iniziazione di una sposa ai misteri dionisiaci (cioè quei misteri, diffusi in Campania ed in Etruria, che godettero di considerevole proselitismo in tutt’Italia, nonostante le severe sanzioni decretate dal Senato Romano). Si suppone che queste mirabili pitture, a cui si uniscono quelle dell’anticamera, siano state commissionate ad un artista campano del I secolo a. C. dalla proprietaria della villa, Ministro e Grande Iniziata del culto, ritratta nella matrona a destra dell'ingresso. Peraltro, tutte le figure hanno caratteristiche tali da essere ritenute ritratti di persone realmente esistite e che, dopo duemila anni, rivediamo nel loro simbolismo eterno.