II tempio fu innalzato dai Sanniti su area già consacrata dai Greci al culto di Apollo sin dal V secolo a. C. I resti, copiosi, fanno agevolmente immaginare come poteva essere duemila anni fa. ll portico, che vediamo in parte, girava tutt'attorno all'area sacra ed al tempio, sulla parete di fondo del portico erano dipinte le scene dell'Iliade. Addossate alle colonne si vedono ancora la bellissima statua di Apollo, a destra, e, dal lato opposto, il busto della statua di Diana (i bronzi originali sono a Napoli), tutti e due saettanti come in una sfida di dei. Sulle basi del portico d'ingresso si trovavano le statue di Venere e di Ermafrodito. ll tempio e del tipo italico come quello di Giove; una imponente gradinata conduce sopra all'alto podio con il sacrario circondato da 28 colonne corinzie di cui due ancora interamente erette sulla fronte. ll vasto atrio contava sei colonne in facciata (originalmente divaricate al centro) e ben quattro in profondità. Nel piccolo sacello giganteggiava la statua del dio. Sul pavimento si legge ancora l'iscrizione osca del questore Campanio che lo fece eseguire con il tesoro del tempio. Presso l'uscita secondaria, alle spalle del tempio, era la stanza del sacerdote custode. Davanti alla gradinata spicca ancora il maestoso altare all'aperto, dell'epoca repubblicana; a sinistra sta la colonna ionica eretta dai duumviri Sepunius ed Erennius, per sorreggere l'orologio solare. Nell'epoca neroniana tutti gli elementi architettonici furono alterati da ricche decorazioni in stucco, ora quasi scomparse del tutto.