Quelle di maggior pregio sono nell’atrio, a zoccolo rosso con un disegno di tralci fini, arcuati, che corrisponde ai larghi campi celesti soprastanti, separati da fasce nere provviste di candelabri fantasiosi con uccelli, maschere, tirsi, tripodi e tralci: talmente apprezzate, che dopo il terremoto del 62 d.C. esse vennero risparmiate dai restauratori, che ne sostituirono solo due (ora gialle) e parte dello zoccolo della parete destra, con una grossolana imitazione di quarto stile. Gli scomparti celesti sono strutturati da listelli orizzontali, la cui finezza insuperata risalta subito al confronto di esemplari paragonabili di quarto stile. Il centro dei pannelli è indicato da quadretti a soggetto teatrale, tragico o comico. L’antico bacino dell’impluvio dell’atrio tuscanico è di tufo, poi ricoperto da uno strato di stucco rosso che nasconde la modanatura, mentre il fondo svanì sotto un rnosaico di tessere bianche e piastrelle marmoree di risulta. In uno degli armadi di legno collocati nell’atrio si trovò un Apollo arcaistico con cerbiatto in bronzo di formato piccolo, lontana eco del tipo creato da Canachos per il santuario di Didima in Asia Minore (nella seconda meta del VI secolo a.C.), e cinque coppe d’argento, suppellettili di bronzo, vetro, e un singolare lisciatoio costituito da una ciotoletta in bronzo con anello di sospensione, nella quale é incastrata una pomice gia usata, che serviva probabilmente per levigare marmi o pavimenti musivi. Le tre belle zampe leonine, ora collocate in capo all’impluvio, furono trovate provvisoriamente depositate nello xystus della casa accanto (I 6,8-9), assieme a sei giare e altro materiale da costruzione: anche qui i lavori di restauro erano in corso. Manca il cartibulum (circolare), e nel ripiano superiore delle zampe si legge il nome di P. Casca L0(n)g(us), identificato con il personaggio che avrebbe per primo colpito Cesare nel Senato nel 44 a.C. I suoi beni furono confiscati, e tramite alcune vendite pubbliche il tavolo può aver raggiunto Pompei. Le decorazioni dei cubicoli attigui, anch’essa di qualità, sono conservate male; fra queste il raro soffitto della stanza che ha un lacunare al centro, con una Venere in rilievo di stucco (caduto) in un bel campo di fiori.