Si andava alle terme non solo per fare il bagno, ma anche per passeggiare, mangiare, bere, incontrare amici, conversare, fare conoscenze, cercare appoggi politici. Le terme diventarono quindi un'occasione di vita sociale in un ambiente, che per sua stessa natura facilitava gli incontri. Gli stabilimenti offrivano infatti bagni caldi, piscine, saune, locali per il massaggio e la toeletta, palestre e spazi porticati. All'ingresso si pagava una modesta tassa, anche se vi erano casi di entrate gratuite, ad esempio per i ragazzi, e poi vi erano diversi prezzi per i vari servizi: custodia dei vestiti, massaggi, fornitura di oli profumati. In genere uomini e donne avevano sezioni separate. L'entrata era prevista dopo le 13:30, mentre le donne usufruivano spesso del turno antimeridiano. Gli impianti rimanevano aperti fino al tardo pomeriggio ed erano infatti le lucerne ad illuminare gli ambienti di sera. Dopo aver lasciato gli abiti nell'apodytérium ovvero nello spogliatoio, gli Ercolanesi si recavano alla piscina oppure in palestra a fare ginnastica. Al termine degli esercizi tornavano in piscina o andavano nella sala dei bagni caldi, il caldàrium, che era spesso vicino al lacònicum, cioè al bagno turco, dove la temperatura era molto elevata. In queste sale, sotto al pavimento rialzato e nelle intercapedini delle pareti, era immesso dalle caldaie il flusso di aria calda. Seguiva una sosta nel tepidàrium, un ambiente temperato, e infine passavano nelle vasche fredde del frigidàrium. Per queste operazioni era necessario un certo equipaggiamento: asciugamani di lino o di lana, la soda, usata al posto del sapone, oli profumati e lo 'strigile', una paletta metallica arcuata per detergere il corpo unto d'olio e cosparso di sabbia dopo gli esercizi ginnici. Gli addetti vigilavano sulle condizioni igieniche, sul rispetto degli orari e sul corretto mantenimento degli impianti.